CONVEGNO APID 17 MARZO 2018
Il 17 Marzo 2018 l’Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia promuove a Riolo Terme (Ravenna) un convegno dal titolo:
La DanzaMovimentoTerapia (DMT) come contributo per il recupero della dignità e integrità della persona nell’ambito delle violenze: dall’infanzia all’età avanzata
Qui il programma:
http://www.apid.it/orari-e-sessioni-convegno-apid-2018/
All’interno del convegno, condurró u nun workshop dal titolo:
“Il Corpo Ritrovato”
danza-movimentoterapia e body work
con donne e rifugiate vittime di violenza
“Il piú profondo dolore puó essere espresso attraverso l´arte”
S. Arieti
“Ferite, che sono passate dal corpo e agiscono ancora in esso, possono essere trattate sul piano corporeo e piano piano si ristabilirá la positiva esperienza affettiva e la capacitá di gustare la vita” (Sabine Koch, in Moore-Stammerman, 2009).
Questo Workshop si basa sull´approccio maturato nel corso di anni in cui nei gruppi di danza-movimento-terapia con donne (inteculturali-e oggi anche rifugiate) si sono sempre di nuovo presentati i temi della violenza di genere ed oggi anche di traumi subiti nella guerra o nella fuga collegati con violenze.
Nel corso del lavoro é emerso chiaremente il ruolo fortemente „stabilizzante“ della dmt nella misura in cui ci si collega e si percepisce il corpo contenitore con i suoi confini e connessioni, legame con il centro ed il respiro.
Da qui é possibile aprirsi all´espressione di vissuti interni, al recupero di parti di Sé, alla capacitá di poter contattare attraverso il proprio corpo un´esperienza affettiva positiva, ritrovando cosí il proprio corpo in una dimensione di recupero di Sé stesse.
In questo ambito l´intervento di danzaterapia puó essere visto come un dialogo che aiuta a costruire una struttuta a cui potersi riferire: Proprio perché I ricordi traumatici, I vissuti di violenza sono memorizzati dal corpo, in modo non-verbale, il lavoro sul corpo ed il movimento puó essere un canale per l´elaborazione in termini di incorporare nuove modalitá e risorse corporee, in questo modo la dmt puó portare l´elaborazione del trauma su un piano non invasivo e “stabilizzante”.
Il lavoro é dunque volto al rinforzo dell´Io, a ritrovare il proprio corpo riscoprendolo come alleato e, attraverso la condivisione, il rispecchiamento, il feed-back empatico, sviluppare quel senso di forza interna fondamentale per incentivare l´autostima, la resilienza e la possibilitá di ritrovarSi.
Tutto questo puó portare la donna a svincolarsi dal circolo vizioso della violenza, dal modello di vittima in cui é relegata e a cui a sua volta ella stessa si relega: I vissuti di movimento si incorporano e creano una formidabile base di appoggio e sostegno per giungere a scelte, rinforzare il proprio Io, interiorizzare il valore di Sé.
La mia esperienza decennale di danza-movimento-terapia di gruppo con donne spesso vittime di violenza, si basa su un approccio di danzaterapia psicodinamico e relazionale indirizzato a sviluppare confini spaziali e psichici, holding e contenitore corporeo, condivisione e rispecchiamento, risorse interne che diventano fonti di autostima.
Una rifugiata cecena alla mia domanda se „esprimere“ ció che si era vissuto poteva portare ad una „re-traumatizzazione“ mi ha risposto:
„ Immagina che noi donne con vissuti di violenza portiamo sempre uno zaino pieno di pietre sulle spalle e tutto ció che ci aiuta a levare qualche pietra ci puó alleggerire“.
Il lavoro di danzamovimentoterapia con donne vittime di violenza é un lavoro complesso e sensibile in cui l´ empatia che si sviluppa nel Setting e la consapevolezza nel lavoro sul corpo hanno un grosso ruolo nel „togliere pietre“, come anche nel creare terreno fertile capace di infondere coraggio per le scelte e per sviluppare nuove prospettive di vita.